Beethoven e Leopardi

«Bisogna distinguere tra il fine della natura generale e quella della umana, il fine dell’esistenza universale e quello della esistenza umana, o per meglio dire, il fine naturale dell’uomo e quello della sua esistenza. Il fine naturale dell’uomo e di ogni vivente, in ogni momento della sua esistenza sentita, non è né può essere altro che la felicità, e quindi il piacere suo proprio; e questo è anche il fine unico del vivente, in quanto a tutta la somma della sua vita, azione, pensiero. Ma il fine della sua esistenza, o vogliamo dire il fine della natura nel dargliela e nel modificargliela, come anche nel modificare l’esistenza degli altri enti, e insomma il fine dell’esistenza generale, e di quell’ordine e modo di essere che hanno le cose e per se, e nel loro rapporto alle altre, non è certamente in niun modo la felicità né il piacere dei viventi, […] perché questa felicità è impossibile […]. Dunque la natura, la esistenza non ha in niun modo per fine il piacere né la felicità degli animali; piuttosto al contrario» [Z 4127-4129, 1825].

Ho voluto fare un commento un po’ fuori dagli schemi….
Provate a leggere il Leopardi con il sottofondo della pastorale di Beethoven e fate attenzione ai suoi movimenti , soprattutto agli ultimi tre. La sesta sinfonia è un inno alla natura, dalla gioia del festoso incontro dei contadini, alla paura del temporale e, dopo la tempesta , come ringraziamento, il canto pastorale. Un’immagine ideale della natura, tradotta in sensazioni ed integrata dalla presenza dell’uomo, in una splendida miscellanea di suoni e colori. I contadini,interrompendo le danze, conosceranno la natura come forza funesta ,il temporale,mentre nel canto pastorale s’instaura un’armonia arcadica tra l’uomo e la natura stessa.E’ l’antica dicotomia tra vita e morte, tra gioia e dolore , per Beethoven è trionfante la gioia ,in Leopardi lo è il dolore.

Non somiglia all’infinito?

Solitudine di Li-Po(701-762 dopo Cristo)

Su questo colle solitario siedo

presso il lago montano sotto pini

taciturni. L’immagine del sole

si disegna tranquilla dentro l’acqua,

non un’onda s’increspa nella quiete,

non una foglia fruscia né un insetto.

Qui immobile seduto penso a spazi

sconfinati e paurosi; mi dimentico

di me stesso e del mondo e già mi pare

che le mie membra giacciano disperse:

coi silenzi del luogo si confondono.